La pandemia che stiamo affrontando ha negato una delle conquiste più grandi del genere umano: la mobilità. 

Seppur con moltissime differenze tra regioni del mondo e all’interno dei Paesi stessi, il 2020 ha arrestato i flussi turistici.

Tra le filiere che ne hanno più risentito, c’è sicuramente il comparto aereo: la popolazione mondiale ha quasi smesso di volare. 

Ma qualcosa, e qualcuno, comunque si è mosso.

Nell’ambito turistico, l’emergenza sanitaria è arrivata mentre la discussione sulle conseguenze del sovraffollamento di alcune destinazioni (vedi tornelli a Venezia) si stava accendendo sempre più. Discussione che ha comunque subito un forte arresto, lasciando spazio alla speranza di uno scenario meno frenetico e, chi lo sa, forse più sostenibile.

Pare che dall’estate del 2020 ci sia stata una controtendenza: borghi, parchi e aree protette sono state le mete favorite. 

La popolazione italiana ha smesso di volare e ha iniziato a camminare.

Un’ulteriore grande differenza c’è stata nei km percorsi per raggiungere la propria destinazione: 

sono diminuiti a causa delle restrizioni, del maggior senso di sicurezza dato dal “vicino” e delle disponibilità economiche differenti rispetto agli altri anni.

Infatti, spopola la #staycation, la vacanza nella propria città.

Questo tipo di vacanza rientra nella definizione del turismo di prossimità ed è stata scelta dal 90% degli italiani nel 2020. 

Tendenza che, però, non è nuova agli scenari post-pandemici: 

  • nel post-SARS del 2013
  • nel post-aviaria del 2015
  • nel 2008 in piena recessione, 

si è incrementata una categoria specifica di visitatori: i VFR (Visiting Friends and Relatives).

Si tratta delle persone che hanno agitato i flussi turistici tornando a casa (Senbeto & Hon, 2020). 

Dal marzo 2020 in tantissimi sono tornati a casa e poche sono state le Amministrazioni capaci di intercettare la potenzialità economica di questa categoria di turisti.

Il visitatore legato ad un territorio dal senso di appartenenza supera più facilmente il senso di incertezza e di paura generato dalla pandemia (Fuchs & Reichel, 2011; Rittichainuwat & Chakraborty, 2009; Chew & Jahari, 2014) ed è più disponibile nel dare fiducia alle destinazioni, promuovendo le stesse con l’antico passaparola (Ritiche et al., 2010).

Ma che c’entra il digitale in tutto questo?

La collaborazione e la sinergia tra imprese locali e Istituzioni sono decisive.

Perché favoriscono un cambiamento che, naturalmente, ci sta guidando verso una ri-valorizzazione e un recupero delle aree marginalizzate, o periferiche.

Quelle aree che, seppur consapevoli di ospitare un grande patrimonio storico-culturale, hanno sempre fatto fatica a competere con le grandi città, le quali garantivano agli operatori  maggiori vantaggi economici in tempi brevi. 

Le Istituzioni devono quindi mettere in atto un approccio proattivo, capace di intercettare le possibilità e i nuovi bisogni dell’utenza: 

non più posti affollati ma sicurezza; esperienze brevi ma più intense; tradizioni, vicinanza, sapori locali. 

Il turista 2.0 si sta evolvendo in questo senso e con la digitalizzazione consentiamo alle Istituzioni di rispondere in maniera più rapida ai suoi bisogni.

BeeComs SmartCity vuole essere il perfetto compagno di viaggio, collegando direttamente utente e Istituzione.

Lo scopo?

Prevenire le criticità, fornendo una sempre aggiornata analisi dei flussi e dei bisogni del territorio e del turista. 

 

Per entrare subito in contatto con i turisti della tua città, scrivici a info@white-wall.it