La sanità è uno dei settori che più ha risentito dell’attuale crisi pandemica:
anni di tagli ai suoi fondi, posti letto e personale sono culminati in una situazione critica che più volte nell’ultimo anno e mezzo ha rischiato di collassare sotto il peso di una sempre più pressante crisi sanitaria.
Proprio per questo il Governo ha deciso di sfruttare a pieno l’enorme occasione dei fondi europei del Recovery Fund, riservando alla sanità un’intera missione del PNRR, la Missione 6.
In questa maniera, il Governo si riserva di creare progetti e stanziare i finanziamenti annessi senza che essi siano subordinati ad altre categorie e quindi subiscano rallentamenti o ricollocamenti.
L’obiettivo della Missione 6 è di rinforzare il settore sanitario, modernizzando le sue apparecchiature e digitalizzandolo.
Oltre, infatti, a misure tradizionali, come l’aumento dei posti letto e delle terapie intensive o il rinnovo dei macchinari e delle strutture ospedaliere, particolare importanza sarà assegnata a interventi di digitalizzazione e reti di prossimità.
Sono previsti fondi a progetti finalizzati a facilitare la comunicazione col paziente anche al di fuori degli ambienti ospedalieri: la telemedicina e l’assistenza territoriale saranno finanziate all’incirca con 7 miliardi, mentre 8 verranno assegnati a processi di digitalizzazione, come la promozione del FSE.
L’obiettivo finale è quello di passare dall’attuale 4% al 10% nel 2026 di pazienti curati direttamente da casa.
L’ultima parte di fondi (circa 5 miliardi) sarà dedicata a progetti di ricerca biomedica, formazione e una riforma degli Irccs (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico).
Saranno stanziati quindi in totale interventi all’incirca per 20 miliardi.
Nonostante la cifra sia sostanziosa, certo non ci si può considerare pienamente soddisfatti se consideriamo che il progetto iniziale proposto dal ministro Speranza era di 64 miliardi.
Il PNRR, infatti, deve essere un’occasione di rinascita, non di ritorno allo status quo precedente.
Deve fornire investimenti validi e intelligenti per costruire un futuro migliore e non solo fare assistenzialismo, per quanto in parte necessario.
Fortunatamente, ad oggi il piano si dimostra attento ai problemi che in questa fase pandemica sono emersi e propone non solo quelle soluzioni tampone, necessarie ma spesso temporanee e insufficienti, ma anche misure per il futuro che puntano a creare un sistema più integrato e digitalizzato e quindi efficiente e semplice da usare.
BeeComs Healthcare si introduce proprio in questo contesto, proponendo soluzioni all’avanguardia per digitalizzare le strutture sanitarie, migliorando la user experience del paziente e velocizzando il processo burocratico dietro ogni prestazione.
Sfruttando la tecnologia BLE, il prodotto permette a vari dispositivi elettronici, come ad esempio gli smartphone, di comunicare tra loro, trasformando in digitali tutti quei processi (come il rilascio di documenti o la richiesta di informazioni) che oggi richiedono una presenza fisica, più lenta e soggetta a errori.
Healthcare non è però solo utile nei rapporti ospedale-pazienti.
È un valido supporto anche all’organizzazione interna delle strutture sanitarie: ne aumenta la sicurezza, permette un’accurata analisi degli spostamenti interni e geolocalizza in tempo reale i vari macchinari e strumenti mobili.
Grazie a queste sue caratteristiche, Healthcare è lo strumento che meglio incarna la transizione digitale che il Governo sta cercando di mettere in atto attraverso il progetto sopra descritto: aumentare l’efficienza delle strutture ospedaliere, digitalizzare i suoi processi e velocizzare le procedure.
Stiamo entrando nell’era del digital twin, dell’automazione del patient journey e della copia virtuale delle strutture sanitarie.
Solo digitalizzandosi la sanità italiana potrà finalmente essere all’altezza degli standard moderni.
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